In un recente articolo apparso su Simons Foundation dal titolo Alice and Bob Meet the Wall of Fire, Jennifer Ouellette riporta le ultime idee bizzarre emerse al workshop di Stanford tenutosi a Novembre dell'anno passato su un nuovo paradosso che riguarda gli enigmatici buchi neri. Di solito, quando vengono proposti alcuni esperimenti mentali i protagonisti principali si chiamano Alice e Bob. Oggi, però, pare che i due ragazzi siano arrivati ad un
bivio. Tra i due, la più avventuriera e piuttosto spericolata Alice vuole saltare
in un buco nero molto massiccio, lasciandosi alle spalle lo sconsolato Bob che
rimane al di là dell’orizzonte degli eventi, cioè quella regione ideale
superata la quale niente, nemmeno la luce, può tornare indietro. Ma vediamo un pò più in dettaglio di che cosa si tratta.
Per convenzione, i fisici hanno
assunto una ipotesi in base alla quale nel caso in cui il buco nero sia
abbastanza grande Alice non avrà modo di notare nulla di strano man mano che
attraversa l’orizzonte degli eventi. In questo caso, che è stato denominato in
maniera fantasiosa “nessun dramma”, le forze gravitazionali non diventeranno così
estreme finchè Alice non raggiunge un particolare punto all’interno del buco
nero, cioè la singolarità. Qui, l’attrazione gravitazionale sarà molto più
intensa in prossimità dei piedi rispetto alla testa al punto tale che il suo
corpo assumerà la forma di uno spaghetto. Ma oggi una nuova ipotesi dà alla
povera Alice una situazione ancora più drammatica. In altre parole, secondo
questa ipotesi alternativa, si ha che nel momento in cui Alice attraversa l’orizzonte
degli eventi essa incontrerà una sorta di “muro o barriera di fuoco” che la incenerirà
immediatamente. Tuttavia, ciò implica che almeno una delle tre nozioni della
fisica teorica deve essere sbagliata. Da quando questo argomento è stato proposto,
sin già al workshop di Stanford, molti teorici sono rimasti
scettici e hanno dibattuto in maniera alquanto accesa queste idee. Inoltre, dopo
la pubblicazione di una serie di articoli, alcuni scienziati hanno fatto un
passo indietro e ritengono che siamo di fronte ad un forte paradosso.
In fisica, i paradossi spesso
permettono di chiarire alcuni concetti. Nel nostro caso, il punto cruciale del
puzzle ruota attorno al conflitto tra tre postulati fondamentali della fisica.
Il primo, che si basa sul principio di equivalenza della relatività generale,
porta allo scenario “nessun dramma”: dato che Alice si trova in caduta libera
mentre attraversa l’orizzonte degli eventi, e dato che non esiste alcuna
differenza tra caduta libera e moto inerziale, essa non dovrebbe sentire gli
effetti estremi della forza di gravità. Il secondo postulato si basa sull’assunzione
dell’unitarietà della meccanica quantistica secondo cui l’informazione che cade
verso un buco nero non viene persa irreversibilmente. Infine, c’è l’ipotesi
della “normalità” e cioè il fatto che la fisica funziona come ci aspettiamo in
una regione molto distante dal buco nero, anche se viene meno in qualche punto
al suo interno, o nel punto della singolarità o ancora in prossimità dell’orizzonte
degli eventi. Presi insieme, questi tre postulati formano ciò che Raphael Bousso, un fisico presso l’University of California a Berkeley, chiama
molto tristemente “il menu dell’inferno”. Dunque, per risolvere il paradosso,
occorre sacrificare uno dei tre postulati ma nessuno è in grado di dire quale
di essi dovrebbe essere. Ora ai fisici non piace abbandonare un postulato che si
basa sul concetto di tempo e questo è il motivo perché molti scienziati trovano
l’ipotesi del muro di fuoco alquanto 'nociva'. “Odio questo paradosso” ha dichiarato John Preskill del California Institute of Technology (Caltech) ad un meeting informale organizzato da Leonard Susskind della Stanford University l’estate scorsa dove per due giorni una
cinquantina di fisici si sono confrontati presentando le loro idee strane e bizzarre
al fine di risolvere il paradosso del muro di fuoco. Secondo Joseph Polchinski, un teorico delle stringhe presso l’University of California a Santa Barbara, la
soluzione più semplice è quella per cui il principio di equivalenza venga meno
in prossimità dell’orizzonte degli eventi causando il muro di fuoco. Polchinski
è uno degli autori dell’articolo
da dove tutto è cominciato, scritto assieme ad Ahmed Almheiri, Donald Marolf e
James Sully, un gruppo di ricercatori che viene spesso indicato con la sigla “AMPS”.
Ma lo stesso Polchinski ritiene che questa idea sia un pò bizzarra. Se c’è un
errore concettuale all’ipotesi del muro di fuoco, questo errore non è del tutto
ovvio. Per questo siamo di fronte ad un buon paradosso scientifico. Se il
gruppo AMPS si sbaglia, secondo
Susskind, allora i fisici dovranno spingersi oltre verso la formulazione di
una solida teoria della gravità quantistica. Dopo tutto, i buchi neri sono gli
oggetti più enigmatici e i più interessanti per gli astrofisici poiché sia la
relatività generale che la meccanica quantistica vengono applicate, rispetto al
resto dell’Universo, là dove gli oggetti sono governati dalla meccanica
quantistica su scale subatomiche e dalla relatività generale su larga scala. Le
due teorie sono valide nei rispettivi regimi ma l’obiettivo dei fisici è quello
di unificarle al fine di risolvere alcune ‘anomalie fisiche’ come i buchi neri
e l’origine dell’Universo.
Gli argomenti sono molto complicati
e sottili, perciò se fossero semplici da trattare quasi certamente non staremmo
qui a parlare di paradossi. C’è da dire che la maggior parte dei concetti
presentati dal gruppo AMPS si basano sulla nozione del cosiddetto ‘entanglement
quantistico monogamo’, cioè si può avere un tipo di entanglement quantistico
per volta. I quattro scienziati sostengono che affinchè i tre postulati siano
veri occorrono almeno due tipi di entanglement. Ma dato che le regole della
meccanica quantistica non permettono di avere entrambi gli entanglement
quantistici, bisogna sacrificare uno dei tre postulati.
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Con le correlazioni quantistiche,
Bob può risultare estremamente correlato con Alice o con Carrie, ma non con
entrambi. Credit: John Preskill
Il fenomeno dell’entanglement,
che Einstein definì ridicolizzandolo come “un’azione a distanza che fa accapponare
la pelle”, è una caratteristica ben nota della meccanica quantistica. Perciò,
nel nostro esempio, Alice e Bob rappresentano una coppia di particelle ‘correlate’.
Quando le particelle subatomiche collidono, esse possono diventare invisibilmente
connesse anche se fisicamente possono essere separate. Persino ad una certa
distanza, le particelle sono in qualche modo interconnesse e si muovono come se
fossero un singolo oggetto. Questo vuol dire che se conosciamo il comportamento
di una particella possiamo rivelare istantaneamente quello dell’altra. Il punto
è che si può avere un entanglement alla volta. Nella fisica classica, così come
ha spiegato Preskill
nel blog Quantum Frontiers, Alice e Bob possono avere entrambi la copia
dello stesso giornale il che dà loro la stessa informazione e li rende “fortemente
correlati”. Una terza persona, Carrie, può comprare una copia dello stesso
giornale che le permette di avere la stessa informazione e di creare di
conseguenza una correlazione con Bob senza indebolire la sua correlazione con
Alice. Di fatto, un numero imprecisato di persone può comprare la stessa copia
di giornale e diventare così fortemente correlato l’uno con l’altro, come in
una sequenza a catena. Tuttavia, questo non è il caso in meccanica quantistica.
Affinchè Alice e Bob abbiano la massima correlazione, i rispettivi giornali
devono avere la stessa orientazione. Finchè l’orientamento dei giornali è lo
stesso, Alice e Bob avranno accesso alla stessa informazione. “Dato che esiste un solo modo di leggere il
giornale nella fisica classica e diversi modi nella fisica quantistica, le
correlazioni quantistiche sono più forti rispetto a quelle classiche” ha
dichiarato Preskill. Ciò fa sì che Bob
non sia fortemente correlato con Carrie rispetto a quanto lo sia con Alice
senza sacrificare parte della sua correlazione con la stessa Alice. Tutto
questo risulta molto problematico dato che esiste più di un tipo di
correlazione associata con un buco nero e con le ipotesi avanzate dal gruppo
AMPS le due vanno in conflitto. C’è una correlazione tra Alice, l’osservatore
in caduta libera, e Bob, l’osservatore che rimane al di là dell’orizzonte degli
eventi, che è richiesta per preservare lo scenario “nessun dramma”. Ma c’è
anche una seconda correlazione che emerge da un altro famoso paradosso in
fisica relativo alla questione sull’informazione se venga persa, o meno, in un
buco nero.
Negli anni ’70, Stephen Hawking trovò che i buchi neri non sono
completamente neri. Mentre tutto può sembrare a posto per Alice man mano che
attraversa l’orizzonte degli eventi, dal punto di vista di Bob l’orizzonte
degli eventi potrebbe ‘ardere’, per così dire, come un pezzo di carbone, un
fenomeno noto come radiazione Hawking. La radiazione Hawking è dovuta all’apparizione
di coppie di particelle virtuali che emergono dal vuoto quantistico in
prossimità dell'orizzonte degli eventi. Di solito, le particelle collidono e annichilano
emettendo energia, ma a volte capita che una delle due particelle viene
attratta dal buco nero e l’altra sfugge verso l’esterno. La massa del buco
nero, che deve decrescere leggermente per far fronte a questo effetto e
assicurare che l’energia sia conservata, ‘evapora’ gradualmente. Quanto poi
velocemente evapori dipende dalla dimensione del buco nero: più grande è il
buco nero e più lentamente esso evapora. Hawking assume che una volta che la
radiazione evapora, qualsiasi informazione contenuta dal buco nero viene persa
in quella radiazione. “Non solo Dio gioca
a dadi ma a volte ci confonde lanciando i dadi dove non possono essere visti” dichiarò
una volta Hawking. Ricordiamo che negli anni ‘90 lo stesso Hawking e Kip Thorne
fecero una scommessa con il più scettico Preskill sul paradosso della perdita
dell’informazione nel buco nero. Preskill insisteva che l’informazione fosse
conservata mentre al contrario Hawking e Thorne ritenevano che l’informazione
fosse persa. I fisici trovarono alla fine che è possibile preservare l’informazione
ma a un costo: man mano che il buco nero evapora, la radiazione Hawking deve
diventare via via sempre più correlata con l’area esterna all’orizzonte degli eventi.
In questo modo quando Bob osserva la radiazione egli è in grado di estrarre, in
qualche modo, l’informazione. Ma che succede se Bob confrontasse la sua
informazione con quella di Alice una volta superato l’orizzonte degli eventi? “Sarebbe un disastro”, afferma Bousso, “perché Bob, l’osservatore esterno, vede la
stessa informazione nella radiazione Hawking e se loro ne parlassero si
tratterebbe di una specie di ‘fotocopia quantistica’, cosa che non permessa
nella meccanica quantistica”. I fisici, guidati da Susskind, hanno
dichiarato che la discrepanza tra questi due punti di vista del buco nero va
bene fino a che è impossibile per Alice e Bob condividere le rispettive
informazioni.
Questo concetto, chiamato complementarità, dice semplicemente che
non esiste una contraddizione diretta poiché
nessun singolo osservatore può stare sia all’interno che all’esterno dell’orizzonte
degli eventi. Se Alice sorpassa l’orizzonte degli eventi, ad esempio essa vede
una stella all’interno di quella superficie ideale e lo vuole dire a Bob, la
relatività generale pone dei limiti tali che ad Alice sia impedito di farlo. Le
argomentazioni di Susskind sul fatto che l’informazione possa essere preservata
senza ricorrere al concetto di ‘fotocopia quantistica’ fu abbastanza
convincente al punto che Hawking perse la scommessa nel 2004. Egli regalò a
Preskill una enciclopedia del baseball scrivendo la frase “l’informazione può
essere estratta a piacere”, anche se Thorne si dimostrò più cocciuto nel considerarsi
sconfitto. Bousso ritenne che il concetto di complementarità potesse venire in
soccorso per risolvere il paradosso del muro di fuoco e ben presto capì che era
insufficiente. La complementarità è un concetto teorico che è stato sviluppato
per spiegare un determinato problema e cioè quello di riconciliare i due punti
di vista degli osservatori che si trovano all’interno e all’esterno rispetto
all’orizzonte degli eventi. Ma il muro di fuoco è una sorta di “bit”, il più piccolo che si trova all’esterno
dell’orizzonte degli eventi e che fornisce ad Alice e a Bob lo stesso punto di
vista, così che la complementarità non risolve il paradosso.
Se Alice e Bob vogliono superare il
problema del muro di fuoco e preservare lo scenario “nessun dramma”, i fisici
devono trovare un nuovo approccio teorico a questa situazione unica o ammettere
che Hawking aveva forse ragione per cui l’informazione viene davvero persa. A
questo punto, Preskill dovrà restituire l’enciclopedia a Hawking. Dunque, è stato
alquanto sorprendente vedere lo stesso Preskill suggerire ai suoi colleghi al
meeting di Stanford il fatto di riconsiderare la possibilità che l’informazione
vada persa. Sebbene non sappiamo come renderla sensata nell’ambito della
meccanica quantistica senza considerare il concetto di unitarietà, “questo non significa che non possa essere
fatto” ha detto Preskill. “Guardati
allo specchio e chiediti: dovrei scommettere la mia vita sul concetto dell’unitarietà?”.
Polchinski dichiara, in modo quasi persuasivo, che Alice e Bob debbano essere
correlati per preservare lo scenario “nessun dramma” e che la radiazione
Hawking sia correlata con l’area all’esterno dell’orizzonte degli eventi affinchè
l’informazione quantistica sia conservata. Tuttavia, non si possono avere
entrambi. Se si sacrifica la correlazione della radiazione Hawking con l’area
esterna all’orizzonte degli eventi, si perde l’informazione. Se si sacrifica la
correlazione tra Alice e Bob si ottiene il muro di fuoco. “La meccanica quantistica non permette l’esistenza di entrambe” spiega
Polchinski. “Se si perde la correlazione tra
Alice, in caduta libera verso il buco nero, e Bob, che è l’osservatore esterno,
significa che dobbiamo mettere qualche tipo di vincolo nello stato quantistico
proprio all’orizzonte degli eventi. Abbiamo spezzato un legame, in qualche
modo, e quel legame spezzato richiede energia. Questo ci dice che il muro
di fuoco deve essere là”. La conseguenza nasce dal fatto che la correlazione
tra l’area esterna all’orizzonte degli eventi e la radiazione Hawking deve
aumentare man mano che il buco nero evapora. Quando circa metà della massa è
stata irradiata, il buco nero assume la massima correlazione e subisce
essenzialmente una sorta di ‘crisi di mezza età’. “E’ come se la singolarità, che ci aspettavamo proprio in profondità del
buco nero, fosse avanzata pian piano fino all’orizzonte degli eventi una volta
che il buco nero è, per così dire, invecchiato”. E il risultato di questa
collisione tra la singolarità e l’orizzonte degli eventi è proprio il nostro
terribile muro di fuoco. L’immagine
mentale di una singolarità che migra dalle profondità del buco nero fino all’orizzonte
degli eventi ha provocato una sorta di incredulità durante il meeting, una
reazione che Bousso ha trovato
incomprensibile. “Dovremmo essere
arrabbiati”, dice Bousso. “Si tratta
di un terribile colpo per la relatività generale”. Come tutti coloro che
sono scettici al concetto del muro di fuoco, anche Bousso è preoccupato come
parte in causa di questo dibattito scientifico. “Forse questa è la cosa più eccitante che mi è capitata da quando
faccio il fisico. Si tratta certamente di uno dei paradossi più difficili da
risolvere e sono contento di lavorarci”.
Insomma, la morte di Alice a causa del muro
di fuoco sembra destinata ad unirsi alla lista degli esperimenti mentali della
fisica classica. Man mano che i fisici comprenderanno sempre più la gravità
quantistica, essa apparirà sempre più diversa dal quadro mediante il quale
comprendiamo come funziona l’Universo. Ora gli scienziati si trovano di fronte a
un bivio e cioè quello di sacrificare o il concetto di unitarietà o quello del
nessun dramma, altrimenti dovranno prendere una strada diversa che li conduca ad
un cambiamento radicale nell’ambito della teoria quantistica dei campi. O,
forse, si tratta solo di un grosso abbaglio. Ad ogni modo, i fisici sono
consapevoli che continuano ad imparare nuove cose.
Per maggiori approfondimenti vedasi: Enigmi Astrofisici
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